Nel 1700 a N.E. della Pietra esistevano 3 oratori.
Il più antico era all’interno del vecchio cimitero situato in prossimità delle case popolari; era l’oratorio dedicato a S. Caterina d’Alessandria, costruito sulle vestigia di un tempio di Ball e nel 465 d.C. consacrato al culto cristiano.
Scrive lo storico don Vincenzo Bosio: “Era una piccola cappella che i borghesi (abitanti del borgo: ndr.) eressero ai piedi del monte, a lato dell’antica via romana, dirimpetto alla più antica porta del paese, verso nord, a levante del borgo, in vicinanza ed in vista del vetusto castello. In seguito, intorno a questa cappella, s’impiantò il cimitero comunale, il quale venne tolto nel 1845.” L’Avv. Paolo Accame ci descrive l’architettura della chiesetta: “La facciata e i due lati di essa erano tutti rinzaffati (intonacati ndr.) di calce, a causa dei barbarici restauri avvenuti nel XVII sec, ma l’abside cioè la parte del coro non intonacata, era di costruzione romana e non dei bassi tempi dell’Impero.” Inizialmente era dedicata a S. Sebastiano e a S. Bernardo e, solo alla fine del XVI secolo, a S. Caterina. Venne demolita nel 1860 per il passaggio della ferrovia. A suo ricordo, dove era questa costruzione, fu eretta ed esiste tutt’ora una edicola con la statua della Santa.
Dal sottopassaggio, costruito nel 1961 (all’epoca il comune spese per la sua realizzazione e per la sistemazione dei lavatoi la cifra di 8 milioni di lire!!!) si transita sotto via Ignazio Borro, la ferrovia e la via Aurelia. Si costeggiano gli antichi lavatoi, un tempo alimentati dalla “Bialera”, una “gora” che si riforniva di acqua dal Maremola e movimentava la pala della macina del grano situata nei piani bassi del Castello. Si entra quindi nel centro storico di Pietra Ligure dalla più antica porta della città, quella di S. Caterina. Si possono notare, ancora immurati, i cardini della grande porta che veniva chiusa la notte a difesa del borgo. Svoltando verso destra per raggiungere la Piazza vecchia, si percorre uno dei “caruggi” più antichi di Pietra “via di Rocca Crovara”, il “caruggiu di Crovi”. Dopo pochi passi lasciato sulla destra l’antico affresco detto “du Segnû” si trova la salitella di “Santanin” sormontata all’inizio da un arco recentemente decorato con piastrelle in ceramica rappresentanti Santa Caterina Vergine e Martire.
In cima a questa salitella, sulla destra, c’è un cancello attualmente sempre chiuso. Un tempo da qui si accedeva ad una piazzetta sulla quale si affacciavano due "oratori" (un quadretto del secolo scorso, "molto rivisitato")
Quello verso mare, venne eretto nel 1481 dalla Confraternita dei Disciplinanti (i Bianchi) ed era la loro “sede”. Inizialmente era intitolato all’Immacolata Concezione e a S. Nicolò ma nel 1860 venne dedicato a S. Caterina in quanto, come scritto sopra, l'antichissima chiesa di cui era patrona era stata demolita per il passaggio della ferrovia. La facciata aveva una semplice finestra a mezzaluna; le finestre lato mare erano tre, strette, lunghe, situate molto in alto, perché prendevano luce dai terrazzi della casa affiancata alla parete. Dopo l’abbattimento dell’oratorio di S. Lucia, che le era addossato dal lato del Trabocchetto, si aprirono le finestre anche a monte, in corrispondenza di quelle a mare.
Il particolare più bello e artistico era il portale quattrocentesco in pietra nera che purtroppo, dopo l’abbattimento della Chiesa, andò perduto.
Il piccolo campanile, posto sulla facciata, aveva due campane che furono donate ai PP. del Soccorso per fondere la campana dei caduti.
L’altare maggiore era di gesso, aveva sopra i gradini una nicchia, ornata da un tempietto in stile barocco, sorretto da due colonnine di mattoni dipinte in finto marmo verde, rigato nero; le colonne erano a tortiglione. All’interno della nicchia c’era la statua di S. Caterina del Garaventa, attualmente nell’oratorio dell’Annunziata. L’orchestra non aveva organo, ma un robusto armonium. L’altare laterale di sinistra era dedicato a S. Luigi Gonzaga che si festeggiava la terza domenica di giugno. Il quadro, posto in venerazione sull’altare, era opera del pittore Sacco autore degli affreschi della Chiesa nuova che ora si trova nella sacrestia della Basilica. L’altare di destra, dedicato alla Madonna, era sovrastato dall’affresco di N. S. della Misericordia. Questo è l’unica vestigia che resta dell’antico monumento, e non si sa per quanto tempo ancora rimarrà se non si provvederà al suo restauro. Infatti se ne intravvede solamente un’immagine sbiadita dal marciapiede della Via Aurelia, sul muro esterno della casa Palmarini, che in tempi passati era un edificio adibito ad Ospedale. Non si trattava certamente di un “Santa Corona” ante litteram. Infatti prima del XIII° secolo per ospedale si intendeva il luogo ove si dava “ospitalità” ai pellegrini e ai viandanti, ossia un piatto caldo e un letto per dormire e, solitamente, era gestito da religiosi. A quell’epoca i malati venivano curati quasi esclusivamente nelle proprie abitazioni, accuditi dai familiari, e solo in occasione di epidemie infettive venivano approntate zone di ricovero per cercare di limitare il contagio con il resto della popolazione. Questo oratorio venne demolito nel 1940, anno in cui fu costruita la deviazione a monte della Via Aurelia.
A monte di questa chiesa nel 1633 venne costruito l’oratorio di Santa Lucia e Sant’Anna, sede della confraternita della buona Morte ed Orazione (i Neri).
Nel manoscritto “Sacro e vago giardinello” si legge: “aderente a dett'Oratorio dé Disciplinanti (la chiesa della Concezione di cui sopra: ndr.) nell'anno 1633 à 21 d'Ottobre di Nostra licenza fu da confratelli della morte piantato nuovo Oratorio, dell'istessa guisa e positura, sotto titolo, e protettione dell'intrepida, e desiosa della Palma del martirio santa Lucia Vergine, e Martire …”. Lo storico don G. Guaraglia, in un suo quaderno inedito, ribadisce la notizia, riportando una citazione di Pietro Accame (figlio di Paolo) nella quale si legge testualmente: “nella stessa piazzetta esisteva una Chiesina costruita ed officiata dal Pio sodalizio dei Fratelli della Misericordia che era dedicata a Sant’Anna e a S. Lucia. Il nome di Sant’Anna rimase a denominare la piazzetta (Sant’Anin)”. Altri storici fanno invece risalire il nome “Santanin” al fatto che, in dialetto, Caterina si dicesse “Tanin” e, come abbiamo visto, sulla piazzetta si affacciava anche l’oratorio dedicato dopo il 1860 a S. Caterina. La chiesetta di S. Lucia era di circa metri 13,50 per 9 e la sua costruzione fu portata a termine in breve tempo perché i fondi non mancavano in quanto facevano parte della confraternita dei “neri” le persone più abbienti del paese. Nel 1795 gli Oratori cittadini, i conventi e l’antica parrocchiale furono occupati dalle truppe francesi e l’Oratorio di S. Lucia venne depredato totalmente degli arredi lignei. Nel 1798 la nuova Repubblica Democratica Ligure soppresse tutte le Confraternite che rinacquero nel 1809 ottenendo come nuova sede l’Oratorio dell’Annunziata, lasciato libero dai RR.PP. Domenicani, allontanati da Pietra. Anche il culto di S. Anna, di S. Lucia e le funzioni proprie dell’Oratorio, vennero trasferite all’Annunziata. I resti dell’antica e ormai cadente chiesetta di S. Lucia vennero ceduti al Municipio, che la restaurò trasformandolo in teatro. Nel 1860 questo oratorio, unitamente all’antichissima cappelletta di S. Caterina al Cimitero ed all’area del vecchio cimitero vennero espropriate e le chiese abbattute per il passaggio della ferrovia. La tela di S. Lucia del genovese Orazio de Ferrari (sec XVII) e quella di S. Anna di anonimo, della metà del 1700, donata dalla famiglia dei Basadonne, vennero trasferite nell’Annunziata e il Crocifisso processionale “vivo” portato nella “Antica chiesa parrocchiale” dove attualmente è esposto.
CHIESE DI "LA PIETRA" CHE NON ESISTONO PIU'
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